Chi Siamo

Associazione culturale
Franco Cuticchio – Figlio d’Arte
Nata dal grande albero del Teatro di figura, l’Opera dei Pupi, rappresenta un ramo tra i più significativi della cultura e della tradizione popolare dell’Italia meridionale. Un particolare spettacolo che, merito delle radici, della storia e l’intreccio di queste, fonda la memoria di ogni Siciliano. Il teatro dei Pupi con le sue capacità artistico – espressive di pregio, ha sempre coinvolto un ampio pubblico. Avvolto dalla magia e dal fascino che ammalia, il Pupo, non conosce barriere sociali, storiche o linguistiche. Quest’energia è stata trainante nei secoli ed arriva a noi carica di sapere ma soprattutto ancora viva.

Conte Orlando
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INTRODUZIONE

Prime Figure Animate
La necessità dell’essere umano, sin dagli albori della storia, di riprodurre le sembianze dello stesso, di rappresentare visivamente e materialmente episodi di vita, piuttosto che quelli spirituali, incuriosì l’uomo già migliaia di anni fa. Alla fine del XIX sec. in alcune pitture rupestri del pieno Paleolitico, furono scoperte immagini che raffiguravano uomini intenti a manovrare per mezzo di bastoni grandi sagome raffiguranti altri uomini e animali, come a voler sacralizzare questi esseri e ciò che li accumunava, ovvero la natura stessa. Una leggenda narra di un ritrovamento, risalente allo stesso periodo, del teschio di una mucca dalla bocca articolata utilizzato dagli stregoni del tempo per assoggettare i fedeli delle primitive cerimonie. Svariati sono in oltre i ritrovamenti archeologici che testimoniano l’utilizzo di simil marionette risalenti 3800 a.C. nei territori dell’antico Egitto. Durante il periodo delle conquiste Romane, le marionette, chiamate “Signa Moveret ” ovvero: statue in movimento, rappresentavano figure fantastiche durante gli spettacoli teatrali. Nel Satyricon (Petronio) al tavolo di Trimalcione compare una figura animata Prime figure animata di scheletro che esorta i commensali a godere di tutti i piaceri terreni perché molto diverso è il mondo dell’oscurità.

Prime Figure Animate
Tutte le tradizioni figurative primordiali hanno sempre origini religiose atte ad elevare l’autorità del clero. Nel medioevo i ruoli religiosi delle figure animate, come demoni e angeli, vengono alternati a figure tragicomiche che fanno divertire il popolo, al punto tale, da spingere i manovratori a soddisfare le richieste di un pubblico sempre più esigente con spettacoli prettamente grotteschi.

Arlecchino
Questo allontana lo spettacolo dallo spirito sacro, quindi sempre più profano ed osceno, si riversa nelle strade, mutando del tutto il proprio repertorio in storico, fatto di eventi del passato e della vita quotidiana. E’ questo il periodo di maggiore sviluppo, poiché uno dei primi motivi d’incontro gioviale, tra personaggi di diversi ceti sociali, culture, usi e costumi. Nel XVI sec. la Commedia dell’Arte fa da trampolino di lancio per i marionettisti italiani che, allontanati definitivamente dalla Chiesa e da tutti i canoni religiosi, emigrano in tutta l’Europa, diffondendo la commedia in tutto l’Occidente; dall’Inghilterra alla Spagna, dalla Francia hai paesi dell’Est.
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L’ Opera dei Pupi in Sicilia

Marionetta

Pupo Napoletano
Soltanto un secolo e mezzo dopo l’espansione del teatro delle marionette, in tutta Europa e nel sud dell’Italia, precisamente a Napoli, merito dell’ardita passione per i racconti proveniente dai mercanti esteri di tabacco del tempo, Giuseppina d’Errico (detta “ Donna Peppa”) elabora la prima struttura animata, il progenitore di ciò che oggi conosciamo col nome di Pupo.
Diverso dalle più conosciute marionette del tempo, per la tipologia di manovra che utilizzava fili collegati ad una croce il legno, il Pupo, leggermente meno articolato del suo predecessore ma più pesante del primo, viene manovrato con aste di ferro, collegate rispettivamente; una al pugno destro, ed una alla testa per sorreggerne il peso.Tale tipologia di manovra, favoriva spazi più ridotti per le rappresentazioni degli spettacoli, perché non necessitava di ponti per distendere i lunghi fili, ed il peso strutturale maggiore della figura animata, creava i proposti ideali per la messa in scena di spettacoli dal repertorio Epico – Cavalleresco. Tali storie, furono vitali per il Pupo, perché lo affiancarono ad un concetto, ad un idea ovvero “ Pupo = Cavaliere “. La fama, le storie che si legavano alla perfezione al periodo e alle esigenze storiche del tempo, corrono in fretta per tutto il meridione, più di quanto non avessero mai fatto. In Puglia, in Calabria, Basilicata e Sicilia.
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Il Viaggio

Scuola Orientale

Scuola Occidentale
Nel suo viaggio, il Pupo, subisce un processo di evoluzione, che crea tipologie in tutte le regioni su cui approda. Piccolo, tozzo e rigido in Campania, estroso e molto colorato in Puglia, minimalista in Basilicata, arriva in Sicilia portando con se voglia di cambiare, di migliorarsi ancora una volta.
Giunto in Sicilia, fu subito scisso in due grandi scuole, quella Catanese e quella Palermitana e due, che successivamente si accodano alle grandi e più vicine, ovvero la scuola Trapanese e quella Siracusana. Gli artigiani Siciliani, giocarono con questa figura, la osservarono, studiarono pregi e difetti di ciò che era loro pervenuto. Da li a poco le due grandi scuole presero forma, delineando i loro tratti distintivi.
A Catania, i personaggi oltre che essere adornati di corazze in metallo lavorate al cesello, sono molto alti (circa 120cm) e per questo necessitano di una struttura interna robusta e non molto articolata. Il Pupo della Sicilia orientale colpiva ed attraeva il pubblico, per la sua maestosità. A Palermo, invece non potendo godere di ampi spazi per lo svolgimento dello
spettacolo, il Puparo, con la sua Opera ed i suoi personaggi, svolgeva i propri spettacoli in “Teatrini” di fortuna, ricavati in piccoli ed angusti locali che spesso non riuscivano a contenere più di 20/30 spettatori. Furono i primi artigiani a creare una figura animata di piccole dimensioni (circa 80cm). Fu conseguente a tutto questo la scelta, di modificare le articolazioni della struttura interna della figura animata, perché molto più leggera. Le gambe snodabili, consentono una più realistica andatura durante la deambulazione. La spada, trova spazio in un fodero che consente ai personaggi di calcare il palcoscenico anche in altre vesti emozionando gli spettatori.
Fu rapido il proliferarsi di quest’arte in tutto il territorio Palermitano.
Attorno a questa realtà, in quel tempo, fiorirono attività che vedevano impegnate diverse figure professionali a beneficio esclusivo del Teatro dei Pupi. Scultori, pittori e forgiatori di metalli preziosi, si appassionarono a tal punto, di scegliere di abbandonare le loro vecchie attività per dedicarsi alla loro passione, le storie di Carlo Magno e dei suoi Paladini. Persino grandi uomini d’arte come: Girolamo Bagnasco, celebre scultore, l’antropologo Giuseppe Pitrè, Renato Guttuso, Antonio Buttitta furono profondamente attratti dall’opera dei Pupi, catturati dal fascino di quel mondo, al confine tra realtà e fantasia. Fu sul finire dell’ 800 ed i primissimi del 900 ,che nel solo capoluogo si contavano oltre cento “ Teatrini” che svolgevano il repertorio con svariate repliche serali, ognuna delle quali di circa due ore.
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Origini della Compagnia Cuticchio

Al Centro Girolamo Cuticchio

Girolamo Cuticchio
Fu proprio in quegli anni, che in quello che oggi rappresenta il centro storico della capitale Siciliana, all’età di soli dodici anni, alla presenza dei grandi Pupari del tempo, il maestro Girolamo Cuticchio (classe 1933) svolgendo il suo primo spettacolo da Capo Puparo avvia l’attività teatrale.
Il teatro di Via Corso dei Mille diventa un polo tra i più ricercati dagli appassionati, che stimolano il giovane Maestro ad arricchire il proprio repertorio, ad evolvere la tradizione in innovazione, apportando al suo repertorio dapprima, prettamente cavalleresco, episodi drammatici, religiosi, storici e comici.
Siamo nel 1950 quando in quella Sicilia, che lentamente si sollevava dai
devastamenti storici del tempo, inesorabilmente, si insedia il mondo radio televisivo, che porta via via, sempre più spettatori, lontano da quel mondo, prima d’allora tanto rinomato e seguito. L’Opera dei Pupi, subisce un colpo devastante che porta molti Pupari a chiudere i “teatrini” e tragicamente a svendere il così detto “ Mestiere”. Il Maestro sa di non poter sostenere tale situazione, e ripiega, arrotondando con altri mestieri. Passano gli anni, il Maestro, padre ormai di cinque figli, Teresa, Carmelo, Francesco, Giacomo ed il più piccolo Michele, nati sul palcoscenico e, come si sul dire: “svezzati a pane e Pupi “ sono ormai pronti per calcare il palcoscenico e grazie alla forza della sua famiglia, che Girolamo, riprende le redini della sua vita, quella vera, quella artistica.

La Famiglia Cuticchio nel Teatrino di Palermo
Decide di affrontare un nuovo progetto, il teatro itinerante. Progetto che stimola uno tra i massimi cultori di questa particolare forma di teatro di figura, il professore Antonio Pasqualino,che dopo aver costituito un Museo Internazionale delle Marionette (Palermo), e aver collezionato per amor di tutela delle tradizioni popolari Siciliane, migliaia di Pupi, incontra il Maestro. Questo incontro genererà un rapporto ultra ventennale, che perdurerà anche dopo la scomparsa del professore.
Così tra, circa quattrocento episodi in un solo anno, nuove sedi, nuove città, nuovi spettatori e nuovi spettacoli Girolamo nel 1979, dopo essere ritornato alla ribalta e aver costituito la prima cooperativa, i quali componenti sono proprio i suoi figli, partecipa al primo evento in cui si trovano a confronto i pochi Pupari rimasti in tutta la Sicilia.
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Premi e Riconoscimenti

Targa della rassegna di teatro dei Pupi
Il premio è il riconoscimento come “Miglior Puparo dell’Isola“ a vincerlo è proprio la neo compagnia Girolamo Cuticchio & Figli.
Inizia così un ampia escalation di tournee in ogni dove nel mondo; dalla Francia al Messico, dalla Danimarca al Canada. Ogni evento culturale, ogni realtà teatrale vuol e il piacere di assistere ad uno spettacolo dei Pupi. Fino a raggiungere l’ente massimo, nel campo delle tradizioni popolari, ovvero l’Unesco, il quale nel 2001, tra ben 32 candidature Mondiali, proclama il Teatro dell’Opera dei Pupi Capolavoro del Patrimonio Orale ed Immateriale dell’Umanità. Ma le difficolta nello svolgere, una così antica e sempre più rara realtà artistica, fondata sul tramandamento orale e sull’impegno di interi nuclei familiari, costringe, l’intera famiglia, a chiudere i battenti, perché soffocati dall’insufficiente impegno delle istituzioni.
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Recupero del patrimonio familiare e nascita
dell’Associazione Culturale Franco Cuticchio figlio d’Arte

Il Maestro Franco Cuticchio

Helenia, Girolamo ed il Maestro Franco Cuticchio
In Sicilia, il “cuticchiuni” è il grosso sasso, difficile da scalfire, ed è forse questo il punto di forza di una grande discendenza artistica, la perseveranza instancabile e l’amore innato per ciò che lega questa famiglia all’ Opra dei Pupi. Infatti, nel 2013 il terzo genito Franco, decide di ritendere le redini di questo enorme carro culturale, costituendo, con la collaborazione dei suoi due figli, Girolamo ed Helenia, l’ Associazione Culturale Franco Cuticchio figlio d’Arte di cui il Maestro Girolamo, come presidente onorario. Franco, nato sul palcoscenico all’età di cinque anni intraprende quel lungo cammino per diventare puparo, cominciando proprio come tradizione vuole; dando la voce, durante lo spettacolo all’angioletto. Non vi è tempo per lezioni teoriche, la scena ed il pubblico sono il banco di prova ed a il Maestro Girolamo pretende sempre il massimo. Ma Franco, stupisce persino il suo maestro con le sue abilità tanto da garantirgli, a soli otto anni, un posto molto ambito nell’ambito del mestiere, ovvero quello di secondo Oprante durante lo spettacolo. Così, inizia a seguire assiduamente il padre, in tutti i suoi spettacoli, nonchè quelli svolti all’estero.

L’intaglio e la pittura
Manovratore di fine abilità ed eccellente recitante, Franco, si appassiona oltre alla messa in scena dell’opera, alla realizzazione delle strutture e delle macchine sceniche, all’intaglio del legno ed alla forgiatura delle parti in metallo dei Paladini. Helenia, realizza seguendo le antiche tecniche, gli abiti e gli arredamenti di scena Girolamo, primo genito, si occupa della pittura degli scenari e della realizzazione di nuovi copioni di cui Franco segue la regia.
Le mogli di Franco e Girolamo, Francesca Basile e Lavinia Polizzotto completano la struttura dell’Associazione, occupandosi dell’organizzazione del calendario degli spettacoli, delle mostre e dei festival. Ogni componente dell’associazione, si impegna nella manovra e nella recitazione simultanea dei personaggi di ogni performance.
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Questa primavera l’Associazione aprirà le porte del teatrino di famiglia, a Palermo. In pieno centro storico, a spettatori di tutte le età, nazionalità e religioni, affascinerà con la sua magia. Attirando a se, tutte quelle migliaia di visitatori che un tempo affollavano il Teatrino. Così com’è cominciata, questa tradizione lunga quattro generazioni, merito dell’eredità del Maestro Franco, ancora oggi dura, promossa da un intero nucleo familiare. Come allora, l’incanto, i suoni, i colori cavalcano il tempo, certi nella rotta e nell’obbiettivo, raccontare la cultura più profonda ed intrinseca nella Sicilia.